Antonio Luceri conduce fin dagli inizi un discorso che va ormai avanti speditamente sempre più fitto fra suggestioni cromatiche ed emblematiche immagini che sembrano colte a volo dalla realtà conti gente ed imprigionate nel taglio di un segno brillante; un discorso vivo e vivace senza cadute di tono o smagliature, tale da tenere desta l’attenzione di cui lo segue, anche quando si fa più concitato e nervoso, perdendo forse un po’ della sua incisività fra le nebbie dei richiami allusivi.
Comunque, Luceri ha qualcosa da dire e cerca di dirla sempre in modo chiaro e lampante, salvo quando la passione lo soverchia impedendogli di dominare l’emozione e di esprimere sulla tela, in immagini incisive, il dilagare di sensazioni che scaturisce dalla sua libera ed estrosa ricerca cromatica, da cui pende appunto l’avvio il suo discorso.
I colori si fondano in un’armonia fatta di luci vive e penetranti sebbene dai volti dei personaggi, delle donne sopratutto, il pittore lasci trasparire una malinconia accorata e sottile, che fa intravedere quasi un’assenza della persona, volta alla ricerca di qualcosa di più grande e lontano.
Ed in quei volti sfuma l’ambiguità, la più vaga, espressa cosi magistralmente, fra triste e lieta, fra attonita e risentita, quasi sbigottita nel rivedere uno sguardo nell’ombra, nel risentire nel silenzio un palpito di cuore.
E Antonio Luceri può ormai considerarsi un protagonista per la intrinseca sostanza della sua pittura, che nasce e consiste nella umana partecipazione ai fatti della vita.
ERREBI
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