“IL MESSAGGERO”, 22 Settembrie 1980
di Templado Timoty Zacaria
Non sarebbe esagerato dire che l’arte di Antonio Luceri ha un aspetto fatalistico. Luceri è destinato a dipingere la via che percorre. Come colore che, posseduti dalla magìa dalla sua arte, saranno destinati ad amarla per la sua << strana >> armonia.
La sfera della pittura di Luceri copre le dottrine di oggi, ma egli – scrollandosi di dosso l’influienza cubista – è diventato essenzialmente un espressionistra simbolico. Non potrebbe essere diversamente, essendo l’uomo che è ed avendo avuto il passato che ebbe.
Nella sua pittura s’incorpora la sostanza dei sogni, che sono visionari nel tema è nel trattamento. Le sue tele o sono cariche di nostalgia poetica o colpiscono per la brillantezza del colore. E per la natura esotica dell’immaginazione.
Ci sono cose in cui Luceri segna figure con connotazione drammatiche e voluttuose: Inizio di una fine (1969) , Uomo donna (1970) , Viola e blu (1979); in altre occasioni stilizza delle forme per rispondere ad altre forme. Sono tele che mostrano sempre una certa vita, con le forme che generano fecondità. E, fuori da quest’atmosfera, c’è lo stato d’animo di Antonio Luceri, ormai libero e rivelato solo dalla sua pittura.
Sfumature precise e suggestioni nella linea e nel colore sono apposte una con l’altra, e poi un’altra, e un’altra. In questo processo di fare immagine, ciò che l’osservatore percepisce è il lavoro di una compressione estetica, di una memoria che entra nell’essere, in tutti i suoi equivalenti plastici.
Il drammatico tramonta e diviene simbolico e, come ogni immagine, viene separato dal suo life contest (contesto di vita).
Il più delle volte, si tratta di soggetti femminili che hanno ormai superato l’età della giovenezza; ma non vi è tensione perchè a Luceri interessa soltanto il sesso femminile o la femminilità.
I suoi cavalli, invece, sono galoppanti o aggressivi; le criniere trattate come simbolo della furia; le natiche in movimento e le gambe impegnate. E le strane teste che nitriscono con le narici dilatate. Sono blocchi di colore vividi o tattili. E spinti innanzi, nella loro significante progrressione, con colpi di pennello o colpi di spatola.
I primi critici che si accorsero di Luceri come pittore paragonarono il suo lavoro a quello degli espressionisti germanici. Confondendo il mezzo con la materia. Perchè, se vi è un dramma riportato sulla tele, la causa e l’effetto – o l’azione – è chiaramente definita da uno stato d’animo. Ciò che determina il carattere della prognosi è l’uso emotivo di forme e l’uso dei voluttuosi sensi di colore.
Quando ci allontaniammo dalla pittura di Luceri si cerca, di solito, di comprendere il contenuto di un concetto. Accade, quasi sempre, di << ascoltare >> ciò che si cerca. Ed una voce – che non è la nostra e non è di Luceri – comincea a parlare. Non a noi, ma in noi. Forse, è la voce della pittura.
Che solo l’arte di grande qualità può provocare.
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